Lucio Fontana (Rosario di Santa Fé, Argetina, 19 Febbraio 1899 - Comabbio 7 Settembre 1968). Il padre Luigi, di origini italiane, scultore, è in Argentina da una decina d'anni e la madre, Lucia Bottino, anch’essa italiana, è attrice di teatro. Dall'età scolare, Lucio viene mandato in Italia per gli studi ed affidato allo zio, terminata la scuola Inizia l’apprendistato da artista, cominciando con la pratica nello studio del padre scultore (rientrato nel frattempo in Italia) e studiando, contemporaneamente, presso la Scuola dei maestri edili dell'Istituto Tecnico "Carlo Cattaneo" di Milano.
Nel 1916 Fontana interrompe la scuola e si arruola come volontario e raggiungendo il grado di sottotenente di fanteria per affrontare lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Pochi anni dopo fa ritorno a Milano dove consegue il diploma di perito Edile.
Nel 1921 fa ritorno in Argentina, a Rosario apre il suo studio abbandonando lo stile del padre e facendo riferimento al movimento cubista.
Nel 1927 torna a Milano e si iscrive all’Accademia di Brera dove subisce l’influenza del suo maestro Adolfo Wildt, entra in contatto con le avanguardie architettoniche milanesi del gruppo BBPR.
Nel 1937 si reca a Parigi per l’Esposizione universale. Conosce Tristan Tzara e Costantin Brancusi e vede le opere di Picasso. Dal 1940 al 1947 vive nuovamente in Argentina e insieme con altri artisti astratti scrive Il manifiesto blanco: Si richiede un cambiamento nell'essenza e nella forma. Si richiede il superamento della pittura, della scultura, della poesia e della musica. È necessaria un'arte maggiore in accordo con le esigenze dello spirito nuovo. Nel 1947 scrive il Primo Manifesto dello Spazialismo: È impossibile che l'uomo dalla tela, dal bronzo, dal gesso, dalla plastilina non passi alla pura immagine aerea, universale, sospesa, come fu impossibile che dalla grafite non passasse alla tela, al bronzo, al gesso, alla plastilina, senza per nulla negare la validità eterna delle immagini create attraverso grafite, bronzo, tela, gesso, plastilina. Seguito poi dal Manifesto tecnico dello spazialismo nel 1951 (La prima forma spaziale costruita dall'uomo è l'aereostato. Col dominio dello spazio l'uomo costruisce la prima architettura dell'Era Spaziale- l'aeroplano. A queste architetture spaziali in movimento trasmetteranno le nuove fantasie dell'arte. Si va formando una nuova estetica, forme luminose attraverso gli spazi. Movimento, colore, tempo, e spazio i concetti della nuova arte.)
Nel 1952 segue il Manifesto del movimento spaziale per la televisione: Noi spaziali trasmettiamo, per la prima volta nel mondo, attraverso la televisione, le nostre nuove forme d'arte, basate sui concetti dello spazio, visto sotto un duplice aspetto: il primo quello degli spazi, una volta considerati misteriosi ed ormai noti e sondati, e quindi da noi usati come materia plastica; il secondo quello degli spazi ancora ignoti del cosmo, che vogliamo affrontare come dati di intuizione e di mistero, dati tipici dell'arte come divinazione. La televisione è per noi un mezzo che attendevamo come integrativo dei nostri concetti. Siamo lieti che dall'Italia venga trasmessa questa nostra manifestazione spaziale, destinata a rinnovare i campi dell'arte.
Le tele caratterizzate dai tagli sono chiamate anche Concetto spaziale-Attese (o Attesa) a seconda del numero dei tagli. Le tele all'inizio presentano molti tagli anche disposti in serie più o meno ordinate e sono colorate con aniline; in seguito i tagli si riducono, le tele sono colorate con idropittura e i tagli chiusi nel retro da garza nera.