Abbiamo avuto due idee per voi per questo Natale 2020 così particolare rispetto a tutti gli altri anni…
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Dal 31 ottobre, in occasione di Paratissima Torino (31 ottobre – 4 novembre, Caserma la Marmora), potrete acquistare in esclusiva le azioni dell'opera a partire da € 20,00 e diventare co-proprietari di “Habemus Hominem”.
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Negli ultimi anni il mondo dell'arte e quello della moda hanno conosciuto commistioni di stili e d'intenti fortunatissime, a tal punto da rendere il mondo del fashion sempre più artistico e quello dell'arte contemporanea sempre più influenzato dalla moda, sia nell'estetica che che nel modus vivendi.
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“Violenza domestica”.
Non mi ero mai soffermata su queste due parole, le ho sempre ascoltate o pronunciate
insieme senza pensare mai ai significati distinti di ognuna. A rifletterci sembra quasi un
ossimoro e le figure retoriche, si sa, nascondo con grande eleganza profonde verità.
La parola “dimora” in effetti, indica un luogo sicuro che l’uomo costruisce per ripararsi dal
mondo esterno, come fosse un nido dove accudire i propri figli e una tana per sfuggire dalle
violenze del mondo; perciò il focolare domestico appare come un luogo in cui la violenza non
deve esistere, eppure spesso ne diventa teatro se non palcoscenico prediletto.
Silvia Giambrone (Agrigento, 1981) riesce con i suoi lavori ad evocare l’angoscia che deriva da
questa violazione. Piuttosto che denunciarne apertamente le connotazioni, l’artista siciliana,
operando un’attenta stratificazione di oggetti e di simboli, ci fa immergere in mondi che noi
tutti conosciamo, ma che, avvolti da inquietanti atmosfere, ci risultano estranei ed
impenetrabili. Il fruitore si ritrova così “nudo” nella contemplazione delle sue opere,
sprovvisto degli strumenti necessari per capire le origini di tale crudeltà.
In Guernica, Picasso riuscì a dare forma ad una suggestione, rappresentando dei simboli che,
per la loro fissità (come li definisce Giulio Carlo Argan), generano morte. Guernica è morte.
Allo stesso modo, Silvia, mette in relazione oggetti - che per loro stessa natura sono simboli –
e, attraverso la sua grande capacità estetica e poetica, permette di indagare i profondi misteri
di talune connessioni.
Esempio significativo di questo procedimento è l’opera Vertigo, nella
quale coppie di oggetti, che comunemente si trovano nelle nostre case, vengono scansionate
su carta da pacchi e messe a confronto tra loro. Gli oggetti ci appaiono nella loro essenza, scheletrici, disadorni e diventano un simbolo che evoca, ma non rivela.
Allo stesso modo siamo in grado di vedere e riconoscere la violenza, ma non sempre ne comprendiamo le cause primigenie. La Giambrone si pone, dunque, come un archeologo emozionale che, scavando, rinviene stratificazioni culturali e le ridona al mondo.
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Investire in Arte Contemporanea
Da sempre i dibattiti che si consumano nei salotti culturali considerano demistificante l’assimilazione dell’arte a un suo relativo mercato, tuttavia essa non esisterebbe se non ci fosse un’economia che la sostiene.
Il rapporto tra mercato dell’arte e storia dell’arte e quello tra artista e mecenate ha subito notevoli cambiamenti nei secoli. Per dimostrarlo mi cimenterò in un brevissimo excursus storico: solitamente un artista per dichiararsi tale doveva essere acclamato dalla critica e dalle istituzioni, solo allora si poteva avere un riscontro sul mercato; negli ultimi anni, al contrario, i collezionisti, le gallerie e le case d’asta hanno creato dei veri e propri casi (cfr. Damien Hirst, Francesco Vezzoli…) che solo successivamente hanno trovato riscontro nei musei e nei luoghi deputati all’arte. Allo stesso modo, il ruolo dell’artista è sempre stato legato a quello di un mecenate che commissionava l’opera e ne finanziava la realizzazione, ma fu così solo fino alla fine del Settecento, quando l’appassionato sostenitore della Rivoluzione Francese, il pittore neoclassico David, dipinse la grande tela storica de “Le Sabine”. Con quest’opera David voleva mandare un messaggio di pace ai suoi connazionali e per diffonderlo, espose il dipinto al Louvre permettendo a chiunque di vederlo, semplicemente acquistando un biglietto. Quest’avvenimento segna il cambiamento del mercato dell’arte come oggi lo conosciamo.
L’evoluzione che ha subito il ruolo dell’artista e la storia dell’arte, non solo ha dato una notevole spinta al mercato, ma ha anche permesso la nascita di figure professionali che in questo mercato interagiscono, permettendo la creazione di alcuni “miti” economici intorno all’arte. A questo proposito riportiamo di seguito la top 10 dei risultati record nelle aste d’arte moderna e contemporanea:
1. I giocatori di carte (1892-93), Paul Cezanne $ 250 mlm (adj. $ 254 mlm) 2011
2. No. 5 (1948), Jackson Pollock $ 140 mln (adj. $ 159,5 mln) 2006
3. Woman III (1953), Willem de Kooning $ 137,5 mln (adj. $ 156,5 mln) 2006
4. Ritratto di Adele Bloch-Bauer I (1907), Gustave Klimt $ 135 mln (adj. $ 152,6 mln) 2006
5. Ritratto del Dr. Gachet (1890), Vincent van Gogh $ 82,5 mln (adj. $ 146,5 mln) 1990
6. Trittico di Lucien Freud Francis Bacon $ 142 mln 2013
7. Bal du mulin de la Galette (1876) Pierre-Auguste Renoir $ 78,1 mln (adj. $ 138,7 mln) 1990
8. Ragazzo con Pipa (1905), Pablo Picasso $ 104,2 mln (adj. $ 126,4 mln) 2004
9. L’Urlo (1895), Eduard Munch $ 119 mln 2012
10. Nudo, foglie verdi e busto (1932), Pablo Picasso $ 106,5 mln (adj. $ 112 mln) 2010
I risultati record che vengono fatti nelle aste dagli artisti contemporanei sembrano qualcosa che appartiene ad un élite milionaria (certo questo non posso negarlo), ma siamo sicuri che solo i Paperoni mondiali possano investire in arte?
E’ palese dire che ad un grande investimento corrisponde, solitamente, un minore rischio. Tuttavia l’arte contemporanea permette di puntare, con investimenti non eccessivi, su giovani artisti emergenti. Il rischio che il collezionista si assume è maggiore? Probabilmente la risposta istintiva di ognuno di noi sarà un secco:”si!”. Non è detto che sia così. Ovviamente acquistare opere di giovani artisti permette di fare, la maggior parte delle volte, un investimento economicamente più contenuto, per cui il capitale che si “rischia” è sicuramente minore rispetto all’acquisto di opere di nomi noti. Una caratteristica importantissima del mercato dell’arte è, inoltre, quella di permettere al collezionista stesso di fare il bene dell’artista (prestando l’opera per esposizioni, chiedendo pareri di critici ed esperti, facendola entrare in importanti collezioni), aumentando il valore dell’opera. Un po’ come quando si compra una casa, ristrutturandola la rendiamo più bella e aumentiamo il suo valore sul mercato.